IA: è o non è una bolla?
Data pubblicazione: 08 ottobre 2025
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- L’entusiastica attenzione all’IA inizia a suscitare qualche interrogativo.
- La mente corre a 25 anni fa, quando al rally vertiginoso seguì il crollo delle dot-com.
- Ci si chiede se stia succedendo la stessa cosa. Spoiler: no. In ogni caso, è bene diversificare.
VENTICINQUE ANNI FA, LA BOLLA DOT-COM
Indice Nasdaq Composite dalle stelle alle stalle in pochissimi mesi
Fonte: elaborazione Wealthype su dati Nasdaq OMX Group via Fred
“L’Intelligenza Artificiale è il tema tecnologico più entusiasmante degli ultimi quaranta-cinquant’anni. Mi sento come se fossero le 22:30 a una festa che dura fino alle 4 del mattino”. La frase di Dan Ives, analista di Wedbush Securities, è incredibilmente calzante, in un contesto in cui i mercati azionari continuano a correre trainati proprio dal tech.
Eppure, c’è qualche interrogativo che serpeggia già da un po’, tra l’altro nell’anno in cui si è “celebrato” il 25esimo dalla famigerata bolla delle dot-com, ufficialmente consumatasi il 24 marzo 2000.
- Da un lato, c’è preoccupazione sull’effettiva profittabilità degli investimenti aziendali nell’Intelligenza Artificiale.
- Dall’altro, c’è un tema di valutazioni, giudicate da più parti a livelli di guardia, tanto che gli analisti di JP Morgan AM (1) temono che qualsiasi battuta d’arresto, per esempio sul fronte degli utili, possa innescare un’ondata di vendite.
Insomma, per alcuni una riedizione della bolla dot-com di un quarto di secolo fa. Ma è davvero così?
Sembra ieri, ma sono già passati 25 anni: cosa fu, esattamente, la bolla dot-com?
Un’infatuazione, né più né meno, per effetto della quale saltarono tutti i parametri di misurazione del reale valore di un’azienda, a cominciare dal classico Price/Earnings (il rapporto tra prezzo di mercato e utile per azione: più è alto, più l’azienda è da considerarsi sopravvalutata rispetto ai risultati che produce). Accadde questo: nella seconda metà degli anni Novanta, spuntò una nuova tecnologia rivoluzionaria, che prometteva possibilità di uso e di sviluppo virtualmente (è il caso di dirlo) illimitate. Molte di queste, in effetti, si sono poi concretizzate. Allora, però, era oggettivamente presto per dire quale, tra i molti cavalli tech ai box di partenza, sarebbe stato vincente sulla lunga distanza.
Ma ci fu l’euforia, che scatenò uno stupefacente rally sull’azionario. Poco dopo l’inizio del nuovo millennio, il tech passò dalle stelle alla polvere. Il 24 marzo 2000, l’indice S&P 500 arrivò a un record che non avrebbe più rivisto fino al 2007. Tre giorni dopo, anche il Nasdaq – l’indice telematico della Borsa newyorkese, fortemente esposto ai tecnologici – raggiunse il massimo storico. Come ricorda Bloomberg (2), “quei picchi segnarono la fine della corsa che si era consumata tra l’agosto del 1995 e il marzo del 2000. Entro l’ottobre del 2002, più dell’80% del valore del Nasdaq si era vaporizzato, e l’S&P 500 s’era sostanzialmente dimezzato”.
Intelligenza Artificiale sotto i riflettori: rischio di bolla o normale entusiasmo?
Oggi siamo di fronte a una nuova tecnologia rivoluzionaria, che ha suscitato un entusiasmo analogo a quello osservato nei primi anni Duemila. Stavolta la tecnologia è l’Intelligenza Artificiale. E il motivo d’ansia è il rally che dal minimo del 12 ottobre 2022 ha portato l’S&P 500 a sfiorare i 6.700 punti sul finire di settembre 2025, con un rialzo di oltre l’87% (3), al netto di qualche fisiologica correzione.
In effetti, sembrano numeri portentosi. Eppure, per quanto il rally degli ultimi tre anni sia stato sbalorditivo, bisogna ammettere che impallidisce di fronte agli estremi raggiunti 25 anni fa.
IERI E OGGI: LE CORSE DEL TECH A CONFRONTO
Il boom delle dot-com è stato decisamente più estremo del rialzo IA attuale
Fonte: elaborazione Wealthype.ai su dati Nasdaq OMX Group via Fred (ribasati a 100)
Il rally di questi anni non ha nulla a che vedere con la bolla di 25 anni fa
Il grafico sintetizza la sostanziale differenza tra la prodigiosa – e pericolosa – cavalcata di cinque lustri fa e la performance di oggi. Come fa notare il premio Nobel per l’Economia Daron Acemoğlu, “c’era molto clamore attorno a Internet, un clamore che si è materializzato ben prima che qualcuno avesse un modello di business per fare soldi da Internet. Ecco perché c’è stato il boom e poi il crollo”. Il boom dell’epoca è dipeso da investimenti speculativi in aziende emergenti non ancora in grado di generare profitti: startup non redditizie, alcune delle quali si limitarono a cavalcare la mania aggiungendo “.com” al loro nome.
Discorso del tutto diverso quello che oggi interessa le aziende coinvolte nell’IA. L’euforia che si muove attorno all’Intelligenza Artificiale si concentra su un ristretto gruppo di aziende che sono già tra le più redditizie al mondo: colossi del calibro di Alphabet, Amazon, Apple, Meta, Microsoft e Nvidia.
C’è poi tutto il tema delle valutazioni azionarie. Non è nuova la discussione sulle valutazioni degli attuali colossi del tech, ritenute eccessive. Tuttavia, anche sotto questo profilo non c’è proprio paragone: nel 1999 il Nasdaq vide il suo rapporto P/E arrivare a quota 90; oggi, giusto per dare un’idea, è attorno a 27 (4). Non dissimile la situazione delle singole aziende: oggi le valutazioni sono generalmente più basse rispetto a quelle di un quarto di secolo fa, a fronte di aspettative di crescita degli utili decisamente migliori, come sottolineano gli esperti di JP Morgan (5).
RAPPORTI PREZZO/UTILE NEL 2000 E NEL 2024
La valutazione delle società di IA, per quanto consistente, appare molto più ragionevole
Fonte: JP Morgan, Factset. Dati al marzo 2024
Il tech è sempre promettente, ma l’euforia presenta non poche insidie
Ci sono significative differenze, quindi, ma non possiamo nasconderci che ci siano anche alcune assonanze. Il problema dell’epoca fu che l’adozione di Internet, per la maggior parte di noi, è stata molto graduale ed è avvenuta negli anni successivi. Per parafrasare un adagio classico: fu tutto troppo, e troppo presto. Bisogna fare attenzione a non ripetere lo stesso errore con l’Intelligenza Artificiale, lanciandosi in chissà quali fughe in avanti: sicuramente ci saranno dei cavalli vincenti e altri perdenti, ma nell’euforia del momento è difficile distinguere i purosangue dai brocchi.
Ciò detto, va ricordato che la bolla delle dot.com non ha fatto scomparire Internet. Anzi, oggi non sapremmo farne a meno. E tutta l’IA si appoggia proprio sull’infrastruttura digitale creata in quegli anni. A scomparire sono state alcune iniziative nate sull’onda dell’entusiasmo e senza fondamenta solide. Ed è molto probabile che con l’IA assisteremo a una dinamica simile: siamo di fronte a un Megatrend destinato a rimodellare le nostre vite, ma serve pazienza.
Insomma, bisogna guardarsi dall’euforia (insidiosa come – e spesso più – dell’ansia paralizzante), evitando in tutti i modi di affrontare gli investimenti con lo stesso spirito di chi scommette all’ippodromo. Siamo sempre lì: non si tratta di beccare il probabile vincitore, ma di costruire un piano di investimenti al servizio dei tuoi obiettivi di medio e lungo termine. E un buon piano prevede sempre un’adeguata e ragionata dose di diversificazione.
La diversificazione è alla base di ogni buon piano di investimento
Torniamo alla bolla dot-com: l’S&P 500 subì uno scossone, ma niente a che vedere con le montagne russe del Nasdaq Composite (rispetto al quale l’S&P 500 rispecchia meglio la performance del mercato in tutti i comparti).
L'IMPORTANTE E' DIVERSIFICARE
Durante la bolla dot-com, l'indice più ampio ha tenuto meglio
Fonte: elaborazione Wealthype su dati Investing.com
La lezione è quella che i mercati, a volerli ascoltare, ci ripropongono con frequenza: è sempre meglio diversificare, senza voltare le spalle a questo o a quel comparto o a questa o quella area geografica. Per massimizzare le opportunità, minimizzando i rischi.
(1) https://www.bloomberg.com/news/articles/2025-09-19/ai-hype-bigger-market-risk-than-geopolitics-jpmorgan-asset-says
(2) https://www.bloomberg.com/news/articles/2025-03-23/stumbling-stock-market-raises-specter-of-dot-com-era-reckoning
(3) https://www.spglobal.com/spdji/en/indices/equity/sp-500/#overview
(4) https://www.nasdaq.com/market-activity/stocks/ndaq/price-earnings-peg-ratios
(5) https://www.jpmorgan.com/insights/investing/investment-trends/how-to-invest-in-ais-next-phase
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Alberto Farolfi
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